Dietro le quinte di un antico pensiero ci sono le generalità di ognuno di noi che nasciamo oggi, e ci ritroviamo figli e fantocci e burattini…siamo allo stesso tempo porci, pecore e pirati di questa nostra bella società. Al consumismo si punta, alle mode si arriva, alle previsioni matematiche si deve restare…sempre. Il tutto per mano di una non-cultura integrata invisibilmente nel sistema celebrale di ognuno di noi. Ed è così che oggi apro le porte di questo salotto ad un progetto cantautorale guidato e ideato dalla penna di Beppe Tranquillino. Mi riferisco al nuovo disco del Misero Spettacolo che si intitola – ovviamente – “Porci, Pecore e Pirati”. Una distesa musicata, ed infernale per la sua gravità, del pensiero Pasoliniano, spulciando tra i suoi scritti e tra i suoi personaggi, richiamando alla luce quell’Italia degli anni ’70 fino a giungere, immutati, alla nostra Italia di oggi. Non cambia poi tanto. E se lasciamo perdere la forma canzone formattata per il consumismo radiofonico, scopriremmo quanto peso c’è dietro ogni singola parola. Si chiama musica gente…
Partiamo con qualche domanda metaforica. Misero Spettacolo. Cos’è c’è davvero di misero?
Beh, oltre alla realtà che ci circonda e che noi cerchiamo di denunciare, mi auguro non ci sia nulla di misero in quello che noi facciamo musicalmente. Metaforicamente e semioticamente anni fa decidemmo di chiamarci così perchè volevamo denunciare il “misero spettacolo” dell’ipocrisia privata e pubblica e combatterlo con tutte le nostre forze ed essendo convinti della necessità di condannarci per poter condannare (come i giudici penitenti di Camus), essendo parte di quel “misero spettacolo” che condanniamo (perchè forse tutti noi, nessuno escluso, ci siamo meritati quello che siamo), abbiamo creduto opportuno iniziare ad analizzare il nostro microcosmo, specchio del macrocosmo che denunciamo.
E dietro le quinte del Misero Spettacolo, che compagnia sta lavorando?
Dietro le quinte ci sono 5 musicisti che lavorano assiduamente al progetto insieme a tanti altri collaboratori: registi, sceneggiatori, illustratori e disegnatori, poeti, organizzatori, altri musicisti e chi più ne ha ne metta. Ci piace vedere il nostro progetto come un progetto aperto, ricettivo a qualsiasi forma di collaborazione artistica che ci permette di arricchire il nostro mondo e di creare un’esperienza sempre più completa e non solo prettamente musicale. Perciò questo potrebbe essere letto come un appello vero e proprio! Perchè no?!
Quando Pasolini scrisse “Petrolio” secondo voi sapeva di restar così fermo ed attuale ancora per 40 anni e forse più?
Purtroppo penso francamente di sì. Tutta l’opera di Pasolini è stata incredibilmente profetica. “Petrolio” stesso era concepito da Pasolini come un’opera in divenire e anche se per fatalità è rimasto ai posteri un romanzo incompiuto, non sono poi così sicuro che lo stesso Pasolini avrebbe mai aggiunto la parola “Fine” in coda al suo manoscritto.
Pasolini raccontava e denuciava lucidamente l’Italia di 40 anni fa e profeticamente ipotizzava quello che sarebbe successo negli anni a venire. Ma nonostante vedesse cinicamente un paese ed un avvenire allo sbando, una nave prossima al naufragio, continuava a denunciare, ad indagare, a filosofeggiare, per smuovere le coscienze e il libero pensiero, senza paure, convinto della sua eterodossia e ribellandosi al pensiero ortodosso.
E la vostra musica dunque, per quanto altro tempo potremo considerarla attuale?
Chissà! Noi ci augureremmo il meno possibile per il bene di tutti. Sarebbe bello, domani ascoltare il nostro disco o leggere la produzione letteraria di Pasolini o guardare un suo film e credere rimangano solo testimonianze artistiche di un passato ormai passato. Purtroppo temo non sia così vicino quel momento ma siamo convinti che se ognuno di noi riuscisse a cambiare il proprio piccolo microcosmo, se ognuno di noi lavorasse su se stesso, qualcosa potrebbe cambiare!
Nel nuovo video ci sono anche rimandi alla fede. La figura del Cristo oggi chi rappresenta secondo voi?
Quella che rappresentiamo nel video è una fede legata ad un perbenismo ortodosso e ad una cultura, spirituale e non solo, corrotta. Il Cristo che rappresentiamo è un Cristo moderno, in tuta sportiva, affaticato e concentrato esclusivamente sulla sua fatica e sul percorso obbligato della sua marcia. E’ un Cristo ignorato, che vediamo di sfuggita e per un solo attimo in volto. Al contrario vediamo chiaramente il viso e l’espressione del misterioso individuo che lo incrocia per strada e lo ignora, anche se poco prima, lo stesso individuo, lo vediamo inginocchiato davanti ad un crocifisso. Cristo, nella cultura odierna, non è più una figura profetica così forte come lo è stato in altre epoche storiche e non è più neppure un ambiguo simbolo del proletariato comunista. Forse rimane solo un’icona, è riconosciuto solo nelle vesti di una statua crocifissa. E’ ormai diventato solo il soggetto di una litania imparata a memoria. Levi scriveva: “Cristo si è fermato ad Eboli”… forse oggi mi sbilancerei affermando: “Cristo si è fermato….”. Punto.
Testi così densi ed impegnati…significati da far decantare lentamente e con attenzione…non pensi sia di difficile utilizzo oggi che siamo nell’era del tutto e subito?
Si forse hai ragione! E’ una delle obiezioni più frequenti fatte alla nostra musica. Io stesso credo che la musica debba essere immediata, “pop” nel senso lato del termine, raggiungere più facilmente i timpani e i neuroni dell’audience. Ma noi siamo dei fanatici del pensiero filosofico, forse filosofi mancati, ma ci piace filosofeggiare e addentrarci in territori ostili, ostici e tortuosi. Ci piace l’idea di farlo attraverso “canzonette” scanzonate ed una dose consistente di cinica ironia. In realtà, il cantautorato, ha sempre affrontato temi densi, impegnati e complicati: penso a DeAndrè, Gaber, Battiato o agli americani Dylan, Springsteen o moltissimi altri italiani e non solo. Con questo non vorrei mai associare il nostro nome a dei mostri sacri per noi maestri illibati! Dico solamente che anche questo potrebbe e dovrebbe essere il ruolo di un musicista: seminare, denunciare, far decantare e stimolare nuove prospettive di pensiero. Spero che questa risposta non mi faccia apparire come l’ennesimo saccente e supponente agli occhi dei lettori. Ce ne sono già abbastanza di pensatori social e fai da te nel nostro Bel Paese… Ad ogni modo se così fosse… chiedo venia… alla fine “sono solo canzonette”!
Dunque non esiste calcolo e non esiste previsione ove l’uomo stesso tornasse a riappropriarsi del libero pensiero. Il rock d’autore tinto di pop di questo Misero Spettacolo sa che carte giocarsi per parlare dritto in faccia. Parole e opere alla luce del sole. Le omissioni non sono contemplate. Rifiniture dietro il video ufficiale del brano di punta di questo lungo lavoro: “PPP”. Attenzione…si richiede molta attenzione…